IL TEATRO DEL MODERNO
Nell’appartamento romano ristrutturato da Clemente Busiri Vici, discendente di quell’Andrea Busiri Vici che a metà ‘800 operò per la famiglia Doria Pamphili, si respira un’atmosfera contemporanea e cosmopolita, senza una precisa identità romana. La casa è eclettica eppure essenziale, con le pareti bianche che danno luce e ariosità allo spazio, ulteriormente ampliato da grandi vetrate che permettono di proseguire con lo sguardo sino al verde riposante del terrazzo.
Non ci sono divisioni nette tra l’entrata, il salotto e la sala da pranzo ma solo porte a “bilico” che ruotano su un perno centrale trasformando i tre ambienti in un unico, fluido spazio aperto.
Busiri Vici ha inserito soltanto una sorta di quinta teatrale per separare la sala da pranzo dal resto del salotto: una parete sormontata e sottolineata da un controsoffitto appena accennato, che non divide, ma in realtà mette in comunicazione il luogo dove si consumano i pasti con quello dive si legge, si conserva, si vive.
Unici punti di colore in tutta la casa sono le poltrone rosse di Gerritt Rietveld rieditate da Cassina, il cristallo blu intenso del tavolo da pranzo disegnato da Norman foster, le resine rosse e blu, d’acqua e di fuoco, dei pavimenti della cucina e di uno dei bagni. L’assenza quasi totale di toni forti permette di focalizzare lo sguardo sulle opere d’arte contemporanea che animano gli ambienti.
Uno dei desideri dei proprietari era proprio questo: potersi concentrare su quadri e sculture. Ed è impossibile, in effetti, non notare il gesso antropomorfo di Oliviero Rainaldi strategicamente adagiato su un tavolino di vetro nel centro del salotto. Oppure la tela di Valerio Adami sospesa su una geometrica console di Roberto Mora composta da due elementi a elle che si toccano senza conicidere; o, ancora, i lavori grafici di Francis Bacon o le opere di Frank Lenguenuis, in salotto, o il grande pannello blu Tecnica mista di Mario Arlati che fa da testata al letto.